Normative Trasporti

Trasporti Eccezionali , che nostalgia ....

Necessarie nuove regole per i trasporti eccezionali

Trasporti Eccezionali , che nostalgia ....

Da sempre i trasporti eccezionali, creano stupore, mi ricordo quando da piccolo vedevo questi mega-convogli davanti o dietro di me lungo le strade della bassa padana, scortati dalla Polstrada, mi trasmettevano una sensazione magica.

Sul sedile posteriore della LANCIA FULVIA di mio papà Fernando viaggiavo lungo itinerari, e ogni tanto si scendeva a misurare ponti e passaggi a livello.

Quelli sì che erano bei tempi…

Gli anni 80, tempi in cui un Paese vivo e produttivo, trasportava impianti per il lungo e il largo dello stivale, larghi / alti / leggeri / pesanti, non importa, l’Italia pulsava a colpi di trasporti speciali.

Aziende ansiose di ricevere il convoglio speciale, per posare impianti che dovevano ripartire il giorno dopo la consegna.

Impianti costruiti da Grandi Aziende, coadiuvate da una miriade di artigiani e piccole medie imprese che gravitavano intorno alle mega commesse eccezionali.

L’Italia che cresceva e le aziende lavoravano, investivano e creavano futuro e certezza per le prossime generazioni.

Ma ahimè bisogna tornare ai giorni nostri, giorni in cui i trasporti eccezionali non si fanno più o meglio non si possono più fare.

Perché la situazione odierna è diventata così incresciosa?

E perché sarà tristemente senza via d’uscita?

Ma facciamo ordine:

29 Ottobre 2016 - ANNONE

Il crollo del ponte di Annone (recentemente posato dopo quasi tre anni), porta alla luce diverse problematiche:

1. Mancata consapevolezza da parte degli Enti incaricati al rilascio delle autorizzazioni al trasporto, degli itinerari compiuti dai trasporti eccezionali.

Questo perché la normativa prevede che il permesso possa essere chiesto direttamente alla Provincia, ove risiede l’impresa di Autotrasporto. Io Provincia di Napoli non posso sapere oggettivamente, se la strada di Lecco sia idonea al mio convoglio.

Per ovviare a questo problema la provincia di partenza chiede nulla osta alla provincia di destinazione, la quale normalmente chiede nulla osta ai comuni di propria competenza sino al comune di arrivo della merce, i quali difficilmente rispondono (o rispondono dopo tempi biblici), perché la Polizia Locale incaricata della viabilità, è stata accorpata con altri centri, è sotto organico e non ha neanche la documentazione per valutare se quella data infrastruttura che passa nel proprio comune possa sopportare o meno un veicolo eccezionale.

Quindi dopo diversi giorni di silenzio scatta la regola del silenzio assenso e la pratica arriva nelle mani della Provincia e quindi al trasportatore, al quale è fatta responsabilità di controllare il percorso e garantire che il veicolo eccezionale possa transitare senza problemi, ovviamente questo sopralluogo per trasporti abbastanza comuni molto difficilmente viene eseguito.

Dopo il crollo di Annone, a questo punto diversi Enti per scaricarsi di ogni responsabilità chiedono perizie dei manufatti ai trasportatori, i cui tecnici incaricati e abilitati possono solo valutare, lo stato visivo e calcolare la portata presunta, in base all’anno di realizzazione e alle normative di collaudo previste in quegli anni.

È da notare che gli anni di costruzione dei ponti Italiani, variano con esclusione di alcune chicche di ingegneria romanica, dal 1960 al 1980, collaudati un tempo per certi pesi, e utilizzati negli anni con carichi sempre più gravosi.

Chiaramente l’inconsapevolezza della portata delle infrastrutture ci porta al nostro punto n.2

2. Mancanza di segnaletica di divieto per veicoli oltre un certo peso sopra certi manufatti.

Ebbene si la presenza di un solo cartello forse due avrebbe evitato il collasso del ponte di Annone.

 

3. Mancanza di supervisione e manutenzione delle infrastrutture.

I veicoli eccezionali per circolare pagano oneri di usura strade, a mio parere (da rivalutare secondo moderni criteri), che dovrebbero essere destinati alla manutenzione, ma nei bilanci dello stato questi fondi si disperdono.

Il taglio dei fondi, lo spopolamento delle Province prima abolite poi resuscitate, lascia una rete infrastrutturale secondaria (strade Comunali / Provinciali / Regionali) allo sbando, ed un Paese posto sulle uova.

AGOSTO 2018 - GENOVA

La tragedia del crollo del Polcevera riporta tristemente alla ribalta un problema infrastrutturale impressionante.

Se ANNONE si era ormai assopito ed era stato archiviato come il crollo di un “ponticello” di provincia sul quale non bisognava passare, il Polcevera era un’opera immensa, di competenza AUTOSTRADALE (quindi azienda privata con fondi e mezzi disponibili), sulla quale nessuno e poi nessuno avrebbe mai immaginato che potesse crollare.

Le motivazioni del crollo sono legate ancora alla mancanza di manutenzione, e al mancato monitoraggio delle infrastrutture (torniamo sempre al punto n.3)

Dopo la tragedia però, a cascata il settore trasporti eccezionali viene colpito da diversi provvedimenti.

 

1. Blocco delle Autorizzazioni oltre un certo tonnellaggio.

 

2. Declassamento della portata dei ponti di competenza Autostradale, in attraversamento alla viabilità ordinaria, con richiesta di oneri aggiuntivi per periziare i viadotti interessati dal trasporto.

A oggi con certe dimensioni e pesi per via stradale è praticamente impossibile attraversare la pianura padana per raggiungere i porti dell’Adriatico, rimane praticabile la via fluviale con costi proibitivi, attraverso i porti di Cremona e Mantova, fatto salva la navigabilità del fiume Po.

Questa problematica ha indotto Aziende manufatturiere a scelte tragiche, come, licenziare localmente, delocalizzare in prossimità dei porti di spedizione, terziarizzare la produzione di manufatti in Paesi Europei e non dove le IT sono sicure e dove si può viaggiare senza problemi, rispettando le tempistiche e gli impegni presi con il Cliente Finale.

 

3. Declassamento della portata dei ponti di competenza provinciale e comunale sulla viabilità ordinaria.

Si trovano ponti e cavalcavia di competenza comunale e provinciale che per “paura” e per mancanza di documentazione, sono consentiti solo ai veicoli fino a 3.5 Ton. (ovvero semplici furgoni).

 

Ma vediamo dopo questo marasma cosa si sta facendo per sbloccare il settore dei trasporti eccezionali

 

1. Il catasto stradale, previsto dal 1992, sta prendendo forma nelle varie province per consentire una presa di coscienza delle opere d’arte e dei manufatti di competenza. Con l’aiuto di alcune università, vengono periziati i ponti di competenza e definite delle portate massime. La cosa divertente e all’Italiana che molte province hanno completato l’accatastamento stradale, alcune non hanno ancora iniziato, e che inoltre il sistema informativo su cui poggia la base di dati non è stato uniformato, in quanto ogni provincia ha la facoltà di crearsi un sistema come meglio crede.

 

2. I corridoi sicuri, l’idea è quella di creare dei percorsi sicuri (corridoi) su cui far transitare i trasporti eccezionali fino a 108 Ton.

Veicoli tipicamente adibiti al trasporto di lamiere e coils di acciaio, utilizzate nelle aziende manufatturiere.

Nel 2007 un legislatore troppo ottimista sullo stato delle infrastrutture, o poco lungimirante ha consentito la proliferazione di una tipologia di veicoli che per caratteristiche tecniche (concentrazione di pesi e lunghezza), hanno decisamente accelerato, il degrado infrastrutturale.

Ma tornando a parlare di mega impianti, 108Ton. non sono nulla. Questi corridoi si interrompono nel momento in cui le grandi arterie si intersecano con le strade secondarie e i centri abitati, e siamo punto e a capo.

Quindi quale potrebbero essere le soluzioni di questo problema?

1. Ripensamento globale della normativa sui trasporti eccezionali, attualmente basata su un frazionamento di responsabilità praticamente feudale.

È necessario un codice della strada snello che permetta di effettuare modifiche in corsa, senza dover aspettare i tempi biblici.

2. Riassegnazione delle responsabilità di rilascio, la Regione potrebbe essere il punto di raccolta delle domande, che poi vengono demandate per competenza alle province.

3. Informatizzazione e interscambio dei dati da Ente a Ente, informazione fruibile, rapida e interconnessa, in modo da segnalare criticità immediate, bloccare i transiti e attivarne le manutenzioni.

4. Ripensamento del parco veicolare circolante, si parla di smart road e di tachigrafi intelligenti, il legislatore dovrà inserire l’obbligo a bordo per i nuovi veicoli di sistemi di pesatura e monitoraggio dei viadotti con pese dinamiche.

I dati dovranno essere disponibili alla Polizia stradale anche per svolgere controlli di sicurezza, anche a posteriori.

5. Per quanto riguarda le manutenzioni, considerando che le province non hanno più risorse per manutenere le infrastrutture, i comuni tanto meno, si potrebbe appaltare ad aziende specializzate, creando dei consorzi operativi, addetti alle manutenzioni e alle perizie delle infrastrutture.

Se in Italia non fossimo in grado potremmo aprire un bando Europeo.

 

Che benefici porterebbe la realizzazione di questi punti? (LIBERA ISPIRAZIONE AI PAESI OLTRE CONFINE…)

 

1. Rilascio delle Autorizzazioni in tempi brevi nell’arco dei 05/07 gg. si troncherebbe il fenomeno dell’abusivismo.

2. Conoscenza della rete stradale e assegnazione dei percorsi per il trasporto eccezionale. Il trasportatore dovrebbe solo chiedere di portare un certo manufatto da A -> B senza inventarsi percorsi ormai folcloristici.

3. Controlli / Sanzioni e Rigore, porterebbero al riequilibrio del mercato, scremando aziende serie e corrette, dagli improvvisanti notturni

4. Ultimo punto ma forse il più importante, creeremmo SICUREZZA e tanti posti di lavoro.

 

Quindi in fine lo vogliamo fare un appello ai nostri Governanti?

  • Temi di tutti i giorni in tutti i TG….
  • Mega Opere questo è il problema?
  • Sforiamo il deficit?

Il mio punto di vista

  • Apriamo i bandi per il consolidamento di ponti e viadotti e se ci dobbiamo indebitare sforiamo anche il deficit e quant’altro, sia necessario purché si crei sicurezza.
  • Creiamo e normiamo consorzi di aziende strutturate serie, localizzate capaci di ristrutturare i manufatti del Belpaese.

Solo così facendo daremo la possibilità alle aziende che producono di creare valore esportando i beni prodotti, così facendo magari i nostri figli avranno delle aziende in cui andare a lavorare e un futuro su cui investire, senza per forza emigrare.

Sistemare la questione dei Trasporti Eccezionali non fa bene solo agli eccezionali, non bisogna avere i paraocchi e considerare i T.E. un piccolo settore di nicchia con pochi automezzi, se paragonati al trasporto su gomma normale.

 

Ormai sono tre anni che partecipo a riunioni e tavoli tecnici e quant’altro, con scarsi risultati.

 

Cari governanti qui ci vuole una task force, composta da funzionari lungimiranti del Ministero dei Trasporti, Enti Proprietari delle Strade, Committenza e delle Associazioni di categoria, che consentano di forgiare un progetto di viabilità sensato, volto al futuro.

Se istituzioni, committenza e trasportatori tutti non si siederanno ad un tavolo con la volontà di cambiare le cose, mettendo da parte interessi “particolari” per il bene della collettività globale, la nostra situazione viabilistica non potrà altro che peggiorare.

Infrastrutture sicure devono essere la priorità per qualunque Governo, di qualunque colore e posizione, agire già oggi è fondamentale per evitare che un altro viadotto crolli a breve, magari un sabato mattina andando verso il mare.

 

Marco Marta

Sezione Trasporti Eccezionali

www.anita.it

 


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